È pensabile una ricostruzione "storico-archeologica" delle vicende cinemato(geo)grafiche delle Marche? E, in caso la risposta a questa domanda
fosse affermativa, qual è stata la dimensione del fenomeno e la sua distribuzione territoriale?
In sintesi, è possibile pensare ad un atlante cinematografico della regione?
Una prima risposta a questi interrogativi (che infondo sono stati lo spunto che ci ha spinto ad approfondire le prime "pionieristiche" ricerche
condotte da Anna Olivucci e da Fausto Galosi a riguardo dell'immagine delle Marche nel cinema italiano)(1) la si può avere dai numeri
che connotano il fenomeno così come è emerso da questa ricerca. Oltre 140 film, tra fiction cinematografica e televisiva e
documentari, a partire dal 1897 , sono stati girati sfruttando con più o meno consapevolezza, il territorio, le città e il
paesaggio marchigiano. Per non parlare poi dei molti e significativi progetto non andati in porto, ma di cui si ha testimonianza, elaborati
da registi come Fellini(2), De Sica e Antonioni, che avrebbero potuto dare ulteriore spessore ad un fenomeno comunque già degno
di rispetto e la cui analisi riserverà in futuro ancora molte sorprese.
Se è vero che l'arrivo di Visconti e la sua troupe ad Ancona per girare "
Ossessione" nel 1943
fece ben sperare per le possibilità di
"carriera cinematografica" della città è anche altrettanto vero che poco tempo dopo solo le vicende belliche e la pigrizia
di De Sica preclusero alle Marche la via verso la consacrazione definitiva nel mondo del cinema. "
La porta
del cielo" infatti - il film diretto
da De Sica - inizialmente avrebbe dovuto essere girato nel Santuario di Loreto ma, come ricorda Ugo Pirro in "Celluloide", solo per i motivi
sopraccitati non se ne fece niente. Dunque potenzialmente, come si diceva, le Marche avrebbero potuto ricevere visite da De Sica, Fellini e
Antonioni (quest'ultimo fu fotografato ed intervistato, nel dicembre del 1977, da un quotidiano locale mentre faceva dei sopralluoghi a Camerino
(MC). Occorre sottolineare poi, a dimostrazione della non marginalità della presenza del territorio marchigiano sugli schermi (secondo
solo a regioni come Emilia, Lombardia, Piemonte e Sicilia, o alle cosiddette "città d'arte"), che le Marche, quali "mute interpreti
in prestito", non citate, spacciate peraltro da sé, sono salite sul podio, assieme ai registi, in diverse manifestazioni
cinematografiche internazionali: Festival di Berlino, Mostra del Cinema di Venezia, Festival di San Sebastian, Festival di Mosca. E molti
sono stati i premi nazionali ricevuti da film girati nelle Marche.
La cronistoria dell'allestimento dei set cinematografici in regione sfata anche il luogo comune delle Marche bistrattate dal cinema.
Fin dai primi decenni del secolo infatti, al pari di altre regioni, il territorio marchigiano viene utilizzato come set: 15 film muti
vengono realizzati dal 1908 al 1926 e distribuiti, in alcuni casi, persino all'estero.
Anche gli anni '30 e '40 vedono una presenza di cineasti in regione, (seppure le informazioni su questo ventennio di cinematografia
regionali risultino lacunose). E' dagli anni '50 però che si assiste ad una presenza costante di troupe nel nostro territorio
con picchi, in seguito, negli anni '70 (14 produzioni) e una sorprendente ripresa d'attività - dopo i non brillanti anni '80
(10 film) - in questo ultimo decennio: 18 set allestiti a tutt'oggi.